In base alle più recenti acquisizioni della scienza sappiamo che la perdita di grasso (ossidazione) è un processo molto delicato che il corpo fa a determinate condizioni.
Ad ogni modo, c’è da dire che ogni minuto facciamo miliardi di processi perfetti nelle nostre cellule e, dove si presenta qualche errore, viene corretto. Pertanto, il principio di equilibrio, di risposta, di guarigione appartiene al nostro sistema.
Rispetto al normale funzionamento, qualora ci fosse una riduzione di ossigeno disponibile per la cellula, il processo bruciagrassi verrebbe interdetto. La carenza di ossigeno, infatti, va ad attivare tutta una serie di segnali che bloccano l’ingresso di acetil coenzima A nel mitocondrio, bloccando, di fatto, il processo di respirazione cellulare.
In carenza di ossigeno la cellula sceglie, giustamente, il metabolismo più rapido: quello degli zuccheri.
Ecco allora come alcuni di stili di vita possono bloccare i normali processi fisiologici riducendo la percentuale di ossigeno disponibile. Tra questi troviamo lo stress che provoca vasocostrizione. Troviamo la presenza di tossine di accumulo nello spazio fuori la cellula. Abbiamo, tra questi, anche una vita sedentaria che porta ad un sistema circolatorio meno efficiente. Annoveriamo, addirittura, degli alimenti (come ad esempio i grassi animali) che rendono le membrane dei globuli rossi (trasportatori di ossigeno) molto rigide e pertanto rendono difficile la cessione dell’ossigeno stesso alle cellule.
L’equilibrio del grasso corporeo è un processo di fine e profonda regolazione che comprende diversi livelli di complessità del nostro organismo. Potremmo definirlo un livello Psiconeuroendocrinoimmunologico.
Pertanto, come ogni contesto clinico che oggi si vuole affrontare, è necessario un approccio integrato.